Steli
Le opere in legno che produco passano un particolare travaglio. Il legno che uso è il cirmolo. E’ un legno facile, leggero, soffice, che non viene attaccato dalle tarme. Solo io lo attacco! Lo lascio esposto alle intemperie, lo sotterro, lo rovino, lo lascio alla polvere, a volte nell’acqua e poi lo lavoro. Gli elementi che caratterizzano la mia opera sulle steli, sono elementi che richiamano la metafisica di inizio 900. Mi rifaccio a quel modello, cercando nel mio percorso di proporre una nuova metafisica neoclassica. I valori della classicità sono sempre stati un elemento richiamato nelle opere metafisiche. Io cerco di mettere una visione dei nostri tempi nel rispetto dei valori della metafisica classica. Le mie opere “steli” esistono in due versioni. Trittici o singole opere da tavolo. I trittici sono opere possenti e pesanti. Vogliono prendere spazio e parlare oltre che per i contenuti per le loro dimensioni. Le opera da tavolo vogliono essere una sveglia sopra il comodino. Una “formella” a ricordo di un tema, di una sensazione, di una emozione o di un ragionamento logico o illogico che sia.
Un elemento quasi sempre presente nelle mie opere è l’”Uovo”. Che è un prodotto che ha intrinsecamente del miracoloso. Prodotto da cibo scartato ha in se la perfezione della vita, sia nella forma che nel contenuto. La forma geometrica dell’uovo è qualcosa di perfetto, sempre uguale sotto ogni punto di visione della mente e che nasconde al suo interno un alimento che ha salvato una quantità di persone inimmaginabile. E’ un prodotto perfetto di cui non si scarta nulla. Anche il guscio può essere utilizzato in agricoltura, per ridare calcio alle piante. La sua duttilità va dall’antipasto, al primo, al secondo al dolce. Viene usato ovunque, in ogni luogo del mondo. Contiene l’idea della nascita ed esorcizza la morte. Arrivo ultimo degli ultimi nel suo uso ma non potevo farne a meno. Come se non potessi usare il colore nero o il bianco o il rosso. Fragile e rigido. Senza questo elemento non possono esistere mie opere. La produzione di queste mie opere è un processo molto lento, che di solito prende anni e che generalmente prima della sua definitiva riuscita necessita di essere restaurato. Le mie opere devono venire usate. Come gradino o scala, come appoggio per le bollette, o come supporto per le porte. Devono prendere uno spazio. Dentro la doccia oppure sopra la lavatrice. L’ideale sarebbe appenderle al soffitto, mai ad una stessa distanza in altezza, volendo in linea retta. Proprio la loro sospensione potrebbe riequilibrare la loro massiccia gravità. A differenza delle mie poesie e degli scritti che sono incentrati ad una ricerca interiore queste opere invece sono qualcosa di esterno, devono bussare alla porte per essere viste e suscitare una reazione. Devono essere comparate allo stesso modo con il quale si osserva un gesto atletico, una bella azione che termina con un gol o ancora meglio, un bel sorpasso di una moto in una curva impossibile. E’ qualcosa che colpisce da fuori non nasce da dentro. Ancora non ho capito se si interiorizzano o meno e se hanno un rapporto con la mia anima. E’ una cosa che ancora devo scoprire. Sarò grato a chi mi aiuta in tale ricerca.
Per la creazione delle mie steli mi sono riflesso nella lingua ebraica. In Ebraico le parole, prive di consonanti, danno la possibilità di spaziare in modo molto ampio nel significato. Le radici di alcune parole possono rimandare a significati vicini, che in italiano vengono invece determinate da parole molto diverse tra loro. Per esempio, la parola AMORE ha la stessa radice della parola ARTE. Che contiene la parola ARTISTA. E questo pare vero, in senso inverso, anche in italiano. Potremmo domandarci se è l’artista che genera l’arte o se è l’arte come fonte che genera l’artista, nel mio caso è vera la seconda. La parola AMORE contiene anche la parola FEDE, hanno la radice comune. Oltre alla parola CREDO e VERITA’. Così le mie steli vogliono essere tasselli e rimandare ad un significato emergente sopra il livello fisico, che si avvicina al mito, al metaforico, all’onirico.