Era un orario insolito per me.

Ero uscito leggermente prima dal mio ufficio e mi stavo già dirigendo a prende la metropolitana.

La gente era ugualmente abbondante per strada e una notevole quantità, come solito, si stava riversando a prendere la metropolitana.

Giunsi sulla linea gialla con circa 40 minuti di anticipo rispetto l’orario normale.

Stavo aspettando la vettura che mi doveva condurre a King’s Cross e mi ero assorto nella lettura del giornale.

I sibili e lo stridere dell’acciaio della rotaia con quello delle ruote della metropolitana mi avvisava che presto sarebbe arrivata la vettura sulla quale dovevo salire.

Subito non feci caso che non vi erano poi così tante persone che stavano aspettano il metrò ma, questo fatto, non mi colpì in maniera rilevante.

Entrai sulla vettura, trovai subito posto e ripresi comodo a leggere il giornale.

Ero abituato a contare le fermate  effettuate, riuscivo a balzare fuori con grande tempestività per effettuare i cambi necessari a raggiungere la fermata nel quartiere Angel ove abito.

Ne erano state effettuate 2 e ne mancavano altrettante per arrivare a King’s Road per il cambio di linea.

Stranamente la terza fermata sembrava non arrivare mai e il treno correva veloce e rigido lungo i suoi binari.

Avevo la sensazione di essere all’interno di un grosso verme che correva all’interno delle viscere della terra e di esserne prigioniero.

Desto da tali pensieri scoprii che dovevo aver sbagliato qualche calcolo perché, quando alzai gli occhi per sapere dove ci trovassimo ero ad una fermata molto oltre a quelle utili per il mio viaggio.

Mi disperai e stupii per il mio errore,  avevo già assaporato il ritorno anticipato per cena che ora non sarebbe stato così sensibile.

Appena sceso in quella stazione, mi orientai e cercai sulla mappa della metropolitana la nuova via per il ritorno.

Cambiai binario per prendere quello del ritorno e subito salii su un’altra vettura.

Non era particolarmente occupata e trovai posto per sedermi ma tuttavia non ripresi la lettura del giornale per evitare un ulteriore errore.

Mancava una fermata alla stazione per il cambio vettura e mi preparai alla stessa con notevole anticipo.

Con mia grande meraviglia la metropolitana sfrecciò quasi a piena velocità attraverso la stazione di King’s cross la quale era completamente vuota.

Non trovai più nessuno in quella carrozza che me ne potesse dare una spiegazione.

Riuscii a scendere alla stazione successiva e, una voce metallica annunciava che la stazione di King’s Cross come ogni giovedì a quella ora era chiusa.

Nella foga per recuperare il mio errore ero riuscito a farne susseguire un altro ancora più grave. Non avevo fatto caso, nella piccola stazione precedente, a quel pedante messaggio che, ora, forte e deciso, mi tuonava negli orecchi pressandomi con una insistenza tale da procurarmi un notevole mal di testa.

Cercai un percorso alternativo che mi impegnò non poco nella scelta delle linee da prendere.

Al terzo cambio mi trovavo ad una sola fermata da Angel ed ero sereno nella convinzione di arrivare ugualmente con leggero anticipo nella mio modesto appartamento.

Aspettai la vettura in piedi, ce ne sono diverse e passano con grande frequenza su quella linea ma, a difetto di ogni mia previsione, dovetti mettermi a sedere per riposare perché, veloci, erano passati 40 minuti.

Chiesi informazioni ad  un addetto della metropolitana che, stupido, mi indicò un cartello nel quale si annunciava che, causa guasto tecnico non sarebbero transitate vetture prima di 2 ore e che era necessario ritornare sulla Circle Line, la linea dalla quale ero partito.

Sempre più alienato da quante coincidenze negative mi fossero capitate mi rassegnai a ridisegnare il mio viaggio.

Ero al punto di partenza, mi trovavo sulla Circle Line, era colma di persone, probabilmente a causa delle interruzioni sui servizi in altre linee.

Era veramente così ricolma di persone che non riuscii ad arrivare in galleria e cominciai la mia fila  sulle scale.

Faceva, come solito, un caldo terrificante che ti colpiva il collo e il misto del frastuono dei treni con il forte brusio delle persone aumentò notevolmente il mio spiacevole e pungente mal di testa.

Cercai di appoggiarmi al muro per trovare un pò di ristoro e conforto e, non so come ci riuscii:  mi addormentai.

A volte tutta una serie di circostanze ti portano a credere alle cose più assurde comprese maledizioni e malocchi.

Io ero una persona estremamente scettica e deridevo chiunque credesse in strani sortilegi o in tutte quelle pratiche esoteriche che oggi vanno quasi di moda.

Deridevo ancora più insistentemente chi ogni giorno legge l’oroscopo e compie le più assurde azioni perché ciò che si riporta nello stesso si avveri!

Ero proprio convinto che tutte le più grandi stupidaggini che si sentono raccontare come: rompere specchi, passare sotto una scala, incrociare un gatto nero fossero esagerate pandemie.

Quando mi destai molta della folla che occupava la stazione era partita, ma estremamente stupido notai, con mia  grandissima  meraviglia che non ero nella stazione nella quale mi ero addormentato!

Stavo forse divenendo pazzo? Cosa stava succedendo?

Feci qualche passo barcollando come un ubriaco, in preda a un inesauribile panico e senso di spossatezza.

Avevo la vista ancora offuscata come quella di una persona che dorme da molte ore e stenta ad alzarsi.

Appoggia un braccio al muro per aiutarmi ad avanzare e dopo qualche passo avanti e indietro impostati a  caso trovai la mappa della stazione.

Non poteva essere, i miei occhi erano increduli ero su una linea che non si incontrava con quella dalla quale dovevo essere partito ed era la più lontana dalla mia destinazione.

Non so se mi rammaricò di più sapere che ero estremamente lontano dalla mia meta o che non potessi dare una plausibile spiegazione al fatto che mi trovassi improvviso in quella stazione.

Provai a non curarmene era del tutto inutile trovare una spiegazione in merito.

Erano le 23,58 , solo 2 minuti mi separavano dalla chiusura completa della metropolitana, compresi i cancelli esterni.

Presi a correre di gran voga per raggiungere l’uscita ma inciampai e, per poco e per una buona dose di fortuna, non mi ruppi un braccio.

La sala della biglietteria della stazione era completamente buia e vuota e i cancelli erano già stati chiusi quando riuscii a raggiungerla.

Mi attaccai a quei cancelli urlando e provocando gran baccano ma nessuno udì le mie grida.

Lo scorcio di  quartiere che potevo scorgere era una completa desolazione di pattume riverso per strada, cani randagi che correvano impazziti e barboni accasciati al suolo.

Ero quasi più tranquillo all’interno che se in definitiva avessi potuto uscire dalla metropolitana e cercai di trovare un luogo dove poter dormire per attendere le 6 del mattino orario di riapertura della metro.

Riuscii a consumare degli snack forniti da una macchinetta automatica e presi anche un discreto caffè per cui potevo almeno ritenere che il mio stomaco fosse, per minima parte, appagato.

Ero indeciso se chiamare le forze dell’ordine attraverso il cellulare ma non ne avevo il coraggio.

Pensate che situazione imbarazzante dover spiegare cosa mi era capitato. Mi avrebbero preso per matto e rinchiuso in manicomio!

Trovai 2 grossi cartoni che mi avrebbero in parte riparato dal freddo e feci un giaciglio degno di un esperto senza-tetto.

Pregai più di ogni quotidiano giorno e mi addormentai

Avevo puntato il cellulare prima delle 6 del mattino per non farmi trovare a dormire in quelle condizioni.

Feci finta di uscire dal bagno quando molte persone stavano già correndo per prendere i primi treni che trasportano le persone in centro.

In meno di 50 minuti mi trovavo alla fermata del mio luogo di lavoro senza intoppi e il minimo ritardo.

Entrai alla solita ora in ufficio e precedentemente avevo anche  avuto tempo per fare una abbondante colazione in un rinomato caffè della zona.

Passando per il corridoio per raggiungere il mio ufficio molti miei colleghi non esordirono il discorso augurandomi il buongiorno ma con frasi sul genere:

– Brutta buccia John, fatto tardi ieri è?

– Ti sei messo in candeggina ieri John?

– Sei venuto a piedi di corsa questa mattina?

Queste erano le domante che mi venivano rivolte perché non dovevo avere proprio un bel aspetto

Non risposi ai loro commenti, volevo solo chiudermi in ufficio, svolgere il mio lavoro e avere il minimo dei rapporti possibili.

Entrato nel mio ufficio, come tutte le mattine, è mia abitudine dare una veloce occhiata al giornale ma, purtroppo, non avevo avuto modo di passare dalla mia solita edicola e avevo in tasca il giornale del giorno prima.

Aprii una pagina a caso: Oroscopi, Acquario: Giornata movimentata e piena di aspettative ma, attenzione, possibili ritardi nel rientro a casa.

Da quella mattina per tutte le mattine presi a leggere anche l’oroscopo.

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