È proprio vero. Come diceva quel tale ( pag 90 la musa dei numeri ) che quando non hai una donna pensi all’umanità, alla scienza o all’eterno. Ma in parallelo c’è da notare che non puoi avere una donna. La donna è movimento, la donna ti orienta e ti smuove. Solo che averla è ucciderla.  Non la puoi mai afferrare, ma solo inseguire. E quando la raggiungi, quando trovi il luogo, lei è già da altre parti. Se così non fosse non sarebbe donna ma schiava.

In molti giorni sono caduto nell’inganno. In molte situazioni, anzi, in tutte posse dire senza possibilità di errore. Ho provato a prendere, a staccare il frutto dall’albero. E così ogni frutto staccato diventa marcio sulle tue mani.  Che debba forse diventare albero? Ma no, amico, il paragone non tiene, se diventassi albero avrei molto frutto ma sarei alla mercè di parassiti. Cosa dovrei diventare amico? Questo non lo so. La strada non riesco a trovarla. Io vivo nel buio ed il buio mi affanna.  Le luci nella notte hanno bagliore confuso, sfigurano le cose. 

Questo tipo di amore malato è l’amore dell’avere. Anzi, devo essere più preciso amico, questi tipo di amore che ammala è l’amore dell’avere. Sempre che la si possa chiamare amore o meglio usare altro termine che in questo momento non riesco ad afferrare. Non ho chiaro il concetto se è possibile chiamare amore un amore di possesso. Ma spero che non ti formalizzerai. Il senso è comunque chiaro. E poi, amico, pensa se dovessimo chiedere qui, in questo momento, ai passanti, di dirci cosa è l’amore? Proprio cosa è L’amore! Che domanda che sarebbe da porre. E quanti ci menerebbero. A giusta ragione. Molti ci menerebbero, altri, non ci considererebbero e passerebbero oltre, altri proverebbero a dire qualcosa, generalmente di poco utile, altri direbbero che è al loro fianco indicando la fidanzata o il rispettivo compagno. Ma penso che nessuno almeno tra quelli che ci darebbero udienza ne saprebbero dare la definizione e anch’io sono tra quelli che non gli sa dare una definizione. Perché amico, quello che cerco non è quello del dizionario.  Certo amico lo dobbiamo tenere presente “idem delle acque idem nolle” ma qui amico mio, in questo, manca il fuoco. Vedi non mi è chiaro questo e non mi convince. Forse mi aiuta, ma non mi esaurisce. D’latro canto sai pure tu amico mio che è tutto così poco stabile. Non c’è un centro. E non solo nella questione dell’amore. O forse un centro lo trovi ma devi scartare tutto quanto è satellite ed ingannevole e che è simile al centro che cerchi. A volte pare anche un buon approdo ma poi si sgretola! Perché amico mio, qui si sgretola tutto a partire da noi. 

“Quid sum miseri tunc dicturus,

Quuen patrons rogaturus,

Cum vix justus sit secures?”

E vedi amico c’è quel VIX che è significativo. E fa crollare tutto. E guarda amico, non è “appena” ma è fatica! Si, fatica. 

Già io sono miseria, il nulla, il giusto a fatica passa, ovvero, con sforzo, ed io che non ho idea di dove neanche cominciare un lavoro, dove andrò? Se giusto è pensarlo.

Amico, la situazione è complicata ed io non ho le forze per affrontarla. Non le ho mai avute. E dire che si potrebbe anche dire che ho un certo successo. Perché io amico non lo comprendo il passaggio dopo il “salva gratis” tu per caso lo comprendi?  Tu che vedi passare molti e di ogni specie? Ma sai quante volte ho sentito e risentito e sentito nuovamente il K626 e quante volte mi sono chiesto “ ma quel VIX” ? 

Amico l’amore del possesso attanaglia e mi fa perdere la testa per le donne e per la conoscenza. In questi due ambiti. Quando entro in una biblioteca impazzisco, dopo poco devo uscire. Perché su tutto quanto c’è dentro, non c’è possibilità di ragionare. Vengo schiacciato. Pensavo che una buona narrazione mi potesse aiutare. Io sai, amico caro, ho preparato molte lanterne, e forse ho proprio impiegato il mio tempo solo a preparare lanterne e non a seguire un viaggio. Ho un magazzino bello pieno ed inutile al tempo stesso.

Potrei essere proprio considerato un cattivo fariseo. E mi pare anche impossibile che in questa città mi venga del lume. In generale non ho mai trovato alcuna città in grado di darmi del lume, non trovi? Pare che la città diventi come zucchero per le formiche ed alla fine si formi una certa pestilenza. Amico non è una questione di accettare il bene od accettare il male, che sarebbe anche semplice da un certo punto di vista. La questione è come riconoscere il bene e come riconoscere il male, ti ripeto che io sono peggio di un cieco, non perché non vedo, ma perché vedo male. Non vedo alle spalle e non vedo di fronte e non trovo nulla che mi circonda e mi porti su una mano. Vedi amico, è detto che l’amore sia forte come la morte. Ed in effetti è parte di esso, c’è un pò di morte in una amore che passa attraverso l’uomo. Il suo avvicinarsi ci consuma. Ci fa mettere da parte e ci fa togliere dalla sapienza. Deriva la nostra mente. Perché questo è un amore macchiato dal possesso. Ciao che tocca trasforma e logora, come il dono fatto a Re Mida.  Caro ma ce ci sia questo giardino chiuso, forse segreto, in questi nostri tempi non lo credo. Ma io sono uno ce parla troppo, che non sa dare la parola ai silenzi. Nel problema dell’amore poi c’è un discorso complesso sui rapporti. Non so perché ti ho detto problema dell’amore. Problema non è la parola esatta, potrebbe portare con se qualche speranza di risoluzione, ma così non è. Nel rapporto dell’amore ci sono numeri da tenere in considerazione. Così, ci sono sempre dei numeri da tenere in considerazione e delle relazioni su questi numeri, alcune proprietà di questo insieme. Perché pare banale ma nell’Amore il rapporto non è mai due. C’è la coppia, il due, ma poi il due rispetto ad altro. E questo altro è un molteplice e vario, e variabile anche.  E le combinazioni sono ampie, così ampie da creare appunto quell’abisso incolmabile. C’è il due rispetto a te stesso. Poi c’è il due rispetto al tuo corrispondente, ma come lo vedi tu, secondo il tuo proprio io. Lo so, che è una cosa che non so piegare bene, potrei farti uno schettino qui per terra se non fosse che ridurre a schema è ridurre il pensiero. E ci sono specie queste circostanze che non possono essere ridotte a schema. Questo due quindi puoi essere per te, da se oppure dal lato opposto manifestandosi completamente diverso rispetto al punto di sua osservazione. C’è una relativa di questo amore possessivo. Una relatività forte che potrebbe pendere diversamente in un momento di tempo diverso, non è un uno assoluto. Poi devi moltiplicare , attenzione, elevare a potenza, questo due verso chi hai di più vicino. Per esempio le tue amicizie o la tua famiglia. Ma poi devi elevare a potenza ancora queste combinazioni con chi ha vicino la tua compagna, le sue amicizie e la sua famiglia. E vedi amico, non neanche citato  ancora ambiente di lavoro. Noterai con che esponente si muove questa funzione di percezione della coppia. Quasi annienta da sé l’amore. E poi c’è tutto il mondo fuori. Ti pare grande come cosa? Troppo forse? Spaventa? Si, spaventa. La donna questa cosa la capisce subito. Ha ben presente tutte queste relazioni, l’uomo potrebbe neanche mai venirlo a sapere da lontano e forse ne gioverebbe di più. Ma vedi, se questa ampiezza, grandezza ti ah spaventato ne ho una ancora più grande da mostrarti, questo ti atterirrà!  Abbiamo la relazione con il nostro passato, il nostro essere presente ed il nostro essere futuro, senza poi nemmeno sapere se arriveremo mai a questo essere futuro!

Vedi, permettimi di spiegarti meglio.

Vedi amico, io avevo una bisnonna che si chiamava Maria. Che per semplicità chiamavo ugualmente nonna. Nonna Maria. E’ stata….

Vedi amico, ora io porto con me, in qualsiasi momento della mia vita, anche una parte dell’essere di Nonna Maria. E questo interagisce, in modo indistinto ed indipenendete, con più o meno presente e con più o meno intensità, con quanto mi circonda e con il nostro famoso due. E caro amico ci sono generazioni di generazioni in generazione. E questo sta oltre la siepe. C’è qualcosa che è intimo e conosciuto e qualcosa oltre la siepe. E poi caro amico, sopra la duna al meriggio, se vedi in lontananza la tua bella, e cominci il tuo canto, lei già aveva preso prima di te le mosse. Sappilo.

E ancora non hai finito il canto che lei, bevendo lo spazio è già presso la tua tenda.

Ma io amico mio non so cantare, e quando mai lo abbia fatto,  in ho resistito ai rumori fuori dalla tenda. E dopo che lei si era addormentata sono o fuggito, vagabondo io, errante senza meta.  E’ vero, ho pensato più e più volte se il mio caso non fosse inebriamento da me stesso. Ma telo posso assicurare, così non è. Così non è. E’ dato certo. Fuori io cerco l’esperienza che dentro serve perché non mi svegli di notte solo, e me ne debba fare colpa. Ed io non sono un rampicante, capisci? Tra la folla non è possibile vedere chi passa. Io sono rimasto molte volte con il solo senso del voler parlare. Perché parlare mi sembrava troppo e non parlare troppo poco. Così la sintesi che l’attimo necessità non mi è mai stata concessa. Potevo per ore tenere dialogo interessante e anche molto spesso divertente è che suscita curiosità. Ma del fatale non mi veniva di discorrere. Perché è di certo fatale ciò che avviene in amore.  Ed alla domanda “perché me?” Invece che della costruzione del tempio avessi risposto, molto semplicemente, con determinata semplicità. “Perché tu sola” .

L’acqua è passata e ha preso diverse direzioni, ed io sono rimasto sulla riva.  Bruciato dal sole cosa attendere?  Forse bastava dire colomba e perfetta, invece che amica e sorella. Io sono dormiente, come tutti, ed il mio cuore è vegliante, come tutti. Solo che il mio è in una tomba. La tomba su cui si siede la figlia della ragione. Il cavaliere ha portato il veleno per la figlia della ragione, ma non ha avuto il coraggio di porgerglielo. E’ rimasto ai suoi piedi,  contorto su se stesso per il peso della bellezza della figlia della ragione.

Ma amico caro, se l’appoggio per una donna è un buon dono di Dio, come mai è così difficile mangiarne i frutti? E come mai nell’eventualità di mangiarne ci avvelenano così in profondo?

Amico lo sai che manca il libro del giusto? Citato ma non trovato. Se fosse stato proprio questo il corretto manuale del vivere? Il libro del giusto. Con quelle indicazioni non avrei potuto confondermi o tentennare, trovarmi in difficoltà di fronte a certe situazioni, in analisi che dovrebbero essere semplici ma che mi vengono sempre e sempre dopo. Il libro del giusto. Sarà mai trovato? Saremo ancora in tempo?

E così cosa mi sta accadendo? Io non ho mai avuto due nazioni, anzi, non sono certo di aver mai avuto neanche me stesso. Poi non sono il tipo da tenere un sorriso in una serra.

La donna pura. Incontaminata, non ha bisogno di vederti per capire se sei il suo uomo, non guarda la tua firma. Vero, ti osserva, immediatamente, legge all’istante la tua anima e se ne raffigura la corrispondenza. L’uomo invece esegue il processo contrario, se ne raffigura l’anima attraverso la forma estetica.

Più l’uomo lascerà libera la danno nella sua espressione più lei rimarrà nel suo intorno. Mentre più la legherà alle catene più nella sua immobilità l’avrà persa, ottenendo un mero soprammobile. Vuotato dal pura bellezza. 

E questo è stato universalmente vero in tutti i tempi, solo che sono stati pochi i tempi dell’amore puro e molti quelli dell’amicizia e dell’affetto per circostanza o convenienza.

E ti posso fare un esempio, il piu’ significativo di amor puro. Vedi, quando la Vergine Maria si trovò di fronte all’Arcangelo rispose si. Irrisolutamente Si. Accettò l’Amore puro che già aveva visto. Questo amore puro era già nel suo intorno. Ma di per se, così vasto, non poteva afferrarlo. Non chiese nulla a Giuseppe perché sapeva già la risposta. Il puro amore di Giuseppe per Maria aleggiava tra le loro Anime, vastò, immenso, potente, troppo per l’uomo. Maria rispose anche per Giuseppe, facendo suo l’Amor puro dentro il suo corpo. Da quel momento l’Amor puro, che comunque agiva già ma che l’uomo non riusciva a rivelare. Si perchè vedi caro amico, rivelare, significa togliere il velo. Ed io ho anche una mia opinione in merito, anzi, una mia idea. Noi caro amico, quel velo lo abbiamo rimesso.  Abbiamo messo il velo a questo amore puro che giace in una stanza buia. Assopito, addormentato. Ti devi figurare questo, perché questo con precisione è quello che è avvenuto. Avevamo l’Amor puro. Lo abbiamo confinato, ricoperto e messo al centro di una stanza se vuoi anche ordinata, ma buia. Senza luce. E dalla porta dalla quale veniamo siamo chiamati. Siamo chiamati fuori in un mondo che vedo pieno di nebbia. Di forme sfuocate nel quale cerchiamo senza vederlo un orizzonte infinito. Così si è cercato oltre la siepe. Abbiamo tutto alle nostre spalle, ma è un’azione che non possiamo compiere. Non possiamo compierlo finché a quell’incontro, come per la Vergine, non diciamo SI. Finché non vi aderiamo. E allora si scioglierà il tempo e lo spazio. Si, avverrà che si scioglierà. Questa durezza, questa solidità, si scioglierà da addosso. La cera dello spazio e del tempo che abbiamo addosso, si scioglierà. E se ne andranno anche le croste che si erano formate. Tutte le parti impure saranno sciolte definitivamente. Perché avremmo detto SI. TI accolgo. Per la mia via vengo a te che mi sei dato. Il male che ci facciamo è cercare di resistere. Avrai una tua via, bella o tremenda, pacifica o dolorosa ma avrai una tua via. Non resistere caro amico. Non fare sforzo, non usare male la tua energia. Concediti, concedi a te la possibilità dell’Amore Puro.Ed è un discorso che posso fare a te, come posso fare a tutti. Nessuno escluso. Non ci accorgiamo della nostra mendicanza. Siamo tutti mendicanti. Forse tu anche in modo materiale, ma anche io mendico. E allora, caro amico, giacché siamo qui per mendicare, perché mendicare per poco? Questa è una cosa terribile che mi capita sempre e sempre. Men dicare per poco. Per il contentino, per la sufficienza. Per quel “Appena appena” che da la gioia effimera, mutevole, instabile e che termina già il giorno dopo, lasciando un pallido ricordo che diventa per lo più malinconia. Perché mendicare per poco?  Noi di questo amore puro possiamo vedere la forma 

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